martedì 13 giugno 2017

WILKO JOHNSON – I KEEP IT TO MYSELF (Chess Records, 2017)



Wilko Johnson è quello che si può definire un miracolato: nel 2013 gli avevano diagnosticato pochi mesi di vita a causa di un aggressivo tumore al pancreas. Nessuna speranza, se non quella di un’invasiva operazione di nove ore e la benevolenza del fato. Nel frattempo, Johnson, insieme all’amico Roger Daltrey decise di pubblicare Going Back Home (2014) una sorta di lascito testamentario, in cui rileggeva parte del proprio repertorio (quello a firma Dr. Fellgood e Solid Senders) con un’energia e una freschezza da far invidia a un ragazzino. Oggi, Wilko ha sconfitto il brutto male ed è tornato a una vita quasi normale. Non ha smesso di suonare, soprattutto, e questa è la notizia più bella per tutti i fans del mitico chitarrista. I Keeo It To Myself testimonia uno stato di salute tornato ottimale e ci regala un compendio imprescindibile sulla carriera di uno dei chitarristi più influenti e seminali di sempre, uno che ha scritto pagine decisive per il punk e ha influenzato schiere di musicisti, tra cui Paul Weller e John Lydon, per citarne un paio. Questo best of pesca soprattutto dal repertorio Dr. Feelgood (i classici Roxette, She Does Right, Dr Dupree, Sneaking Suspicion,Twenty Yards Behind, Out In The Traffic) ma anche  da alcuni momenti tra i più significativi della carriera dell'artista lungo gli '80 e i '90 e brani registrati tra il 2008 e il 2012 con Norman Watt-Roy al basso e Dylan Howe alla batteria, la stessa sezione ritmica del fortunato album Going Back Home. Il risultato è un disco dal suono molto vintage, che fila via rapido e incisivo come la chitarra affilatissima di Wilko Johnson. Pochi assoli, tanta ritmica, un suono essenziale e preciso, sono caratteristiche che il grande Wilko porta impresse nel proprio dna musicale e che si adattano perfettamente a un repertorio che odora di pub e pinte di birra. Chitarra icastica e tagliente, fantasia ai minimi termini, compensata però da un piglio da indomito rocker, esposizione lineare e asciutta: questi gli ingredienti di un doppio album fondamentale per chi ancora non conosce l’ex Dr. Feelgood, francamente inutile per tutti gli altri.

VOTO: 7





Blackswan, martedì 13/06/2017

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