mercoledì 18 gennaio 2017

KATE BUSH – BEFORE THE DAWN (Concord, 2016)



Si fa davvero fatica a dimenticare un personaggio carismatico come Kate Bush. E questo nonostante la sua carriera abbia avuto un andamento altalenante, caratterizzato da uno iato, tra Red Shoes (1993) e Aerial (2005), durato ben dodici anni. Bastano, infatti, poche note di una sua canzone e chi ha vissuto in prima persona i controversi anni ‘80, rievoca tutto ciò che Kate Bush è stata e ha rappresentato, soprattutto per quel decennio: una straordinaria voce da soprano che stupì il mondo per la prima volta con Wuthering Heights, il suo art rock visionario, il debito artistico verso Lindsay Kemp, la teatralizzazione della musica, il pigmalione con Peter Gabriel, i continui riferimenti letterari e cinematografici delle sue opere, vero viatico di conoscenza per la gioventù del tempo. E anche se per ben trentacinque anni Kate non è mai più salita su un palco, è bastato annunciare il ritorno all’Hammersmith Apollo di Londra, per una sessione di ventidue serate di show durante l’estate del 2014, per far registrare in un batter d’occhio il tutto esaurito. A riprova che certi artisti, a dispetto del tempo che passa, restano dentro di noi, non come lontani ricordi, ma come un fuoco all’apparenza spento, eppure pronto a divampare nuovamente al minimo refolo di vento. Before The Dawn è il resoconto in tre cd di quelle incredibili serate, che vedono Kate Bush ripercorrere la propria carriera, evitando però la facile strada del best of, e costruendo, invece, un vero e proprio spettacolo multimediale (performance teatrale, concerto e musical), in cui recitazione e scenografie diventano parte integrante delle canzoni, non più solo suonate, ma anche rappresentate. La Bush, a tale scopo, ha imbarcato nel progetto Adrian Noble, ex direttore artistico della Royal Shakespeare Company, il lighting design Mark Henderson, le marionette di Basil Twist, un illusionista (Paul Klieve) e l’italiana Controluce Teatro d’Ombre. Una squadra di livello eccelso, a cui ovviamente si è aggiunta anche una line up di musicisti di comprovata esperienza, tra i quali (per citare quelli maggiormente conosciuti) Omar Hakim alla batteria, David Rhodes alla chitarra e John Giblin al basso. Lo splendido booklet allegato al packaging testimonia, attraverso un cospicuo set fotografico, meraviglie visive che il cd purtroppo non può restituire. E’ questo l’unico vero limite di un’operazione che avrebbe avuto maggior senso se accompagnata anche da un dvd dell’esibizione. A noi resta, dunque, solo il resoconto sonoro, che perde la fascinazione della messa in scena, ma resta comunque un’ottima testimonianza dello stato di forma della Bush. Tre cd, che documentano i due atti della performance, in cui Kate canta, balla, recita, interagisce con altri attori, intervallando i brani in scaletta con prologhi, intermezzi e dialoghi. La resa sonora è perfetta, la band suona con perizia e intensità, la voce della Bush ha solo perso un filo di smalto, ma resta comunque un bel sentire. E quando partono le note di Running Up That Hill, Hounds Of Love e Cloudbusting è inevitabile che una lacrima ci segni le guance di salata nostalgia. Perché certi artisti non si scordano mai e continuiamo a portarli dentro di noi. Per sempre.

VOTO: 7





Blackswan, mercoledì 18/01/2017

2 commenti:

Granduca di Moletania ha detto...

Hounds Of Love è un album che ascolto regolarmente.
Come certamente ricorderai io marcio ancora a musicassette e vinile, quindi questo è uno dei dischi più recenti che possiedo.
Comunque l'album mi è sempre piaciuto parecchio, sin dal primo ascolto e il fatto che la gentile Kate abbia dato segni di vita, mi fa un gran piacere (anche perchè mi deve ancora dei soldi). :)

Un abbraccio


Blackswan ha detto...

@ Granduca: beh, io vado di grammofono, quindi quello evoluto sei tu :) Kate vive e lotta ancora accanto a noi! :) Un abbraccio