giovedì 13 ottobre 2016

L’INTELLETTUALE CHE PARLAVA AGLI UMILI





Difficile raccontare in modo appropriato quanto è grave nel nostro cuore il peso per la perdita di Dario Fo. La statura dell’uomo e dell’intellettuale, e l’emotività del momento, ci spingerebbero all’enfasi e all’utilizzo di paroloni altisonanti, a sproloquiare su quel Nobel che fece tanto scalpore e su quella passione per ogni forma d’arte che, da sempre, lo divorava, spingendolo oltre. E finiremmo pure per scadere nella retorica, ricordando, umidi di sentimento, che ora Dario potrà ricongiungersi in cielo con la sua amata Franca, compagna di una vita. Meglio, allora, non provarci nemmeno, che tanto, da oggi, tutti si riempiranno la bocca di ricordi appassionati e contrizione, a partire da quelli che fino all’altro giorno lo dileggiavano per le sue posizioni politiche. Tuttavia, almeno una considerazione, quella che in questo momento sentiamo più urgente, la vogliamo fare. Con Dario Fo, infatti, non se ne va solo un artista a tutto tondo, bensì un uomo che interpretava il suo ruolo di intellettuale con umiltà e al servizio degli umili. Come fu per Pasolini, anche per Fo la cultura non ha mai vestito abiti elitari o indossato paludamenti accademici, ma si è rivolta con semplicità a tutti, veicolando contenuti alti, certo,  ma facendolo attraverso un linguaggio che fosse comprensibile a chiunque. L’approccio farsesco, il recupero della Commedia Dell’Arte, la satira di costume, il ruolo di giullare e l’utilizzo dell’antico canovaccio, testimoniano di un artista che ha sempre utilizzato l’humus, la terra, le radici della nostra cultura come strumento per raccontare il paese e la società. Una forma d’arte (apparentemente) povera, dunque, che in mano a Fo diventava, però, il potente strumento per scardinare le coscienze, una molotov di coriandoli e pernacchie con cui dileggiare il potere e metterne alla berlina l’arroganza, un’idea di rivolta che fioriva nel clamore ostentato della sghignazzata. Fo era l’intellettuale che parlava agli umili con il linguaggio degli umili per farsi capire dai potenti. Per questo era un personaggio scomodo, mai troppo tollerato dall’intellighenzia culturale e politica del paese, perché con uno sberleffo arrivava al cuore della gente, laddove il ragionamento raffinato della cultura organica faticava a fare centro. Ecco, al di là di ogni indubbio merito artistico, su cui noi poco potremmo aggiungere, vogliamo soprattutto sottolineare il vuoto incolmabile lasciato da chi ha sempre difeso gli ultimi, restituendo dignità politica e culturale alle classi più disagiate. Una scelta di barricata, da molti osteggiata e infangata (la polemica sulla sua militanza nell’RSI), che Fo, però, non ha mai tradito, continuando a schierarsi con coerenza, e fuori da quella sinistra di cui fu simbolo, contro la protervia dell’establishment e gli intrallazzi dei poteri forti. A 90 anni lottava ancora per dare un futuro migliore al paese e a chi non ha, e non ha mai avuto, voce. Per questo, soprattutto, ci mancherà.





Blackswan, giovedì 13/10/2016

3 commenti:

Cavaliere oscuro del web ha detto...

La tua analisi è perfetta, le sue commedie sono sempre attuali e significative.
Saluti a presto.

Blackswan ha detto...

@ Cavaliere: Abbiamo perso una voce importante, un uomo che non ha mai smesso di spendersi per il proprio paese. Se ne stanno stanno andando tutti, gli intellettuali, quei pensatori capaci di scuotere le coscienze e tenerci a galla. La sensazione è che siamo un pò più soli e un pò più alla deriva.

Ezzelino da Romano ha detto...

"Una molotov di coriandoli e pernacchie" è una definizione perfetta.
Bisognerebbe cercare tutti di vivere un po' più leggeri e beffardi.
Che poi, leggeri per modo di dire.
A certa gente i suoi sberleffi facevano più male di una pallottola.
Di tutte le sue molte frasi riportate in questi giorni una mi ha colpito e mi è sembrata dolcissima.
Era quella dedicata a sua moglie già scomparsa, e più o meno diceva "Io sono ateo ma Franca la vedo tutti i giorni".
Siamo sicuramente un po' più soli.
Ma non alla deriva, perdio.
Con lo sberleffo ed i pugni ben chiusi alla deriva non ci si va.