sabato 12 dicembre 2015

JOHNNY MARR – ADRENALIN BABY (LIVE)



Cinquantadue anni, più di trenta dei quali passati a scrivere musica e a suonarla insieme a Smiths, The The , Electronic, The Healers, Modest Mouse, e poi Brian Ferry, Talking Heads, Pet Shop Boys, Oasis, The Charlatans, Neil Finn, Crowded House, e un’infinità di altri artisti, i cui nomi occuperebbero l’intera pagina, qualora decidessi di elencarli tutti. Per trovare una propria dimensione artistica, che non fosse quella di apprezzato e lussuoso sessionista o membro di band più o meno conosciute, Marr ha impiegato mezzo secolo di vita, esordendo con il primo album solista, The Messenger,  addirittura nel 2013. Visto l’inaspettato successo e consapevole ormai che il proprio talento potesse vivere anche in villetta singola e non solo in condominio, il chitarrista mancuniano ha, come si suol dire, battuto il ferro finché è caldo, sfornando l’anno successivo un altro buon disco Playland e celebrando, oggi, con un album live, gli ultimi due anni di carriera, con vista, però, anche sul passato meno recente (leggi Smiths). Adrenaline Baby è dunque la summa di tre concerti tenutesi tra Manchester (piace vincere facile, eh?), Glasgow e Brixton, in cui il nostro eroe, accompagnato da una solida band, in cui spicca l’ottimo bassista Iwan Gronow, ripropone in versione “adrenalinica” il contenuto dei due dischi solisti, alternando però la scaletta con classici del repertorio Smiths e una cover I Fought The Law, grande classico di Sonny Curtis, già rimasticato da centinaia di artisti (vedi Clash, ad esempio). Passano gli anni, but the song remains the same : Marr continua a proporre (e a suonare bene) il suo pop rock di estrazione mancuniana e fortemente innervato in un sound che, con qualche tocco di modernità (vedi Easy Money), resta ancorato, quasi inevitabilmente, a quei leggendari anni ’80. Le canzoni di Marr puntano tutto su un chitarrismo colorato, luccicante, a volte addirittura stralunato, giocato su cascate di morbidi arpeggi che compensano adeguatamente una voce, in tutta franchezza, sempre al minimo sindacale (Johnny: lo vogliamo trovare un cantante?). Non resteranno comunque delusi i nostalgici dei bei tempi andati, dal momento che Marr non fa mancare i grandi classici che hanno marcato a fuoco la storia del brit pop. Vi potrete pertanto godere le sue personali riletture (peraltro sempre molto fedeli all’originale) di The Headmaster Ritual, di Bigmouth Strikes Again (il riff continua a essere folgorante), di How Soon Is Now? (vi ricordate un glissando altrettanto bello?) e di una There Is A Light That Never Goes Out, cantata con il contributo significativo di tutto il pubblico. Ottima anche la resa live (e più energica) di brani senza storia, ma dignitosissimi (Playland, Getting Away With It, Back In The Box), muscolare ma non esaltante, invece, la cover di I Fought The Law. In definitiva, un buon disco per intrattenere i fans in vista della già annunciata biografia, in uscita, pare, nell’autunno del 2016.

VOTO: 7





Blackswan, sabato 12/12/2015

1 commento:

George ha detto...

Lasciamelo dire: unn grande.