domenica 22 novembre 2015

ERIC CHURCH – MR. MISUNDERSTOOD



Basta fare un rapido giro sul web, utilizzando come chiave di ricerca il nome di Eric Church, per rendersi conto di essere di fronte a un vero e proprio fenomeno di massa. Church è uno dei pochi che, nell’era della musica digitale continua vendere dischi, piazzando peraltro un numero esagerato di singoli ai primi posti delle charts statunitensi, di genere (country) e non. Un esempio? Homebody, il primo singolo tratto dal suo album Chief (2011), appena uscito arriva alla numero uno di Billboard 200, vendendo 145.000 copie in una sola settimana. E così, anche Mr. Misunderstood a solo due settimane dall’uscita sta salendo rapidamente le classifiche di vendita. Merito non solo dell’approccio mainstream con cui Church confeziona canzoni di un country spurio (perché contaminato da pop e rock) e radio frendly, ma soprattutto di una penna assai incisiva, capace di pescare melodie che restano incollate alle orecchie dopo un ascolto o due. Non pensiate però di essere di fronte al solito country nashvilliano tutto zucchero e melassa. Come dimostra questo ultimo Mr. Misunderstood, siamo in presenza di un artista sensibile e raffinato, che riesce a riesce a guardare alle vendite senza però sputtanarsi, ma restando credibile, intelligente e, come nel caso specifico, anche raffinato. Il disco, regalato da Church, nelle settimane scorse, ai membri del suo fan club, non è solo ottimamente suonato e prodotto, ma anche molto vario nella composizione della scaletta, visto che come lo stesso songwriter di Nashville ha dichiarato, Mr Misunderstood è un omaggio alle sue numerosissime influenze, che vanno da Bruce Springsteen (a cui non a caso ha dedicato una delle sue hit più famose), Elvis Costello, Allman Brothers Band, Ray Waylie Hubbard, e Jeff Tweedy (Wilco), esplicitamente citato nella title track. Dieci canzoni, dunque dall’andamento eterogeneo, tenute insieme dal fille rouge della voce nasale e strascicata di Church che conferisce all’insieme un sapore marcatamente americano. Si parte con la title track, che è springsteeniana fino al midollo e ha un tiro pazzesco; così come echi del Boss si ravvisano anche in Round Here Buzz, che richiama alla mente alcune sonorità di Tunnel Of Love. Stupisce, poi, la scelta di inserire nell’album un brano inusuale come Chattanooga Lucy, voce soul in falsetto e un groove dance gospel davvero riuscito. Se Kill A World è ruffianissima, ma non priva di un certo fascino che richiama i Fleetwood Mac dei primi anni ’80, Mixed Drinks About Fellings, struggente ballata cantata in duetto con Susan Tedeschi, vale da sola l’acquisto del disco, ed esplicita in modo inequivocabile che Eric Church non è solo una macchina da soldi, ma anche un songwriter con un cuore grande così.

VOTO: 7





Blackswan, domenica 22/11/2015

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