venerdì 27 marzo 2015

LA TREGUA - MARIO BENEDETTI



Signore maturo, esperto, posato, quarantanove anni, senza gravi acciacchi, ottimo stipendio": cosí si descriverebbe Martín Santomé, il protagonista di questo classico della letteratura sudamericana. Schiacciato dalla noia di una vita da impiegato di commercio, vedovo con tre figli ormai grandi, guarda al trascorrere de l tempo con tranquilla disillusione. E tutto rimarrebbe immobile fino al suo pensionamento, se in ufficio non venisse assunta la giovane Avellaneda, timida e chiusa in una silenziosa bellezza: per lei Santomé sente nascere un amore insperato, che lo porterà a vivere una relazione clandestina, rimettendo il tempo in mov imento. Come Svevo in Senilità, La tregua racconta la capacità straordinaria che ha la vita di prendere il vento e gonfiare le vele, per poi, caduto il vento, tornare alla quiete della bonaccia. Con questo romanzo Benedetti ha acquistato notorietà internazionale: il libro ha avuto piú di cento edizioni, è stato tradotto in una ventina di lingue e adattato per il teatro, la radio, la televisione e il cinema.

L'amore all'improvviso, quando ormai non te lo aspetti più, quando sei certo che la vita abbia definitivamente imboccato il corso di un lungo fiume tranquillo, destinazione il nulla. Martin Santomè ha quasi cinquantanni, anzi i "cinquantanni lo tallonano": un'esistenza ordinaria, tre figli grandi, che ha cresciuto da solo, un lavoro impiegatizio di mortificante routine che sta volgendo al termine. Giornate tutte uguali, illanguidite dal ricordo della moglie Isabel, morta molti anni prima, e movimentate esclusivamente dal rapporto, nemmeno troppo affettuoso, coi suoi tre ragazzi. Tutto appare immutabile, fino a quando il rituale dell'abitudine è sconvolto dall'arrivo di Avellaneda, ventenne neo assunta a cui Martin deve insegnare il mestiere. In un lento percorso di sguardi rubati, brevi palpiti inaspettati, sfioramenti galeotti e dialoghi imbarazzati, il cuore intorpidito di Martin torna lentamente a battere, e ciò che sembrava la piega inevitabile di una vita senza speranza, si trasforma in un consapevole crescendo di felicità. E' l'amore, un amore adulto, ruvido, virile, lontano anni luce dalle svenevolezze e dalle banalità della letteratura di genere, che la prosa, tanto sublime quanto asciutta di Benedetti plasma, parola dopo parola, raccontando con malinconica partecipazione il miracolo di un uomo spento e disilluso che torna a provare tenerezza. Una relazione che nasce clandestina (la distanza d'età fra Martin e Avellaneda, le convenzioni sociali, i pettegolezzi dell'ufficio), ma che lentamente sboccia in un caleidoscopio di colori, profumi e carnalità, divenendo totalizzante e assorbendo completamente ogni azione e pensiero di Martin. Sarà il destino, o Dio, "sadico onnipotente", a sparigliare però le carte in tavola e a cambiare, di nuovo, le regole del gioco, in una beffarda struttura circolare che riporta Martin proprio là, dove tutto era cominciato. Non c'è una pagina, forse nemmeno un rigo, di questo romanzo che non valga la pena di essere letto almeno due volte. Non è solo la perfetta costruzione di una storia d'amore, raccontata attraverso i piccoli cambiamenti e le sfumature psicologiche che coinvolgono i due protagonisti: ne La Tregua vi è una tale quantità di riflessioni esistenziali e filosofiche da far girare la testa. Si racconta d'amore, certo, ma si racconta anche la sconfitta della mezza età, il (non) senso dell'esistenza, la disillusione di giorni tutti uguali, il lenimento del ricordo, l'impervia strada della rielaborazione del lutto. E Benedetti getta pure uno sguardo feroce, dissacrante e impietoso sul mondo impiegatizio, sulla logica del profitto, sullo sfruttamento dei deboli, tutte riflessioni frutto delle simpatie marxiste che, durante la dittatura di Juan Maria Bordaberry, costrinsero lo scrittore uruguaiano all'esilio. Un libro traboccante di pensieri e di vita, forse non del tutto comprensibile a un giovane lettore, ma decisivo per coloro che sono arrivati al giro di boa della propria esistenza.

"È evidente che Dio mi ha riservato un destino oscuro. Non proprio crudele. Semplicemente oscuro. È evidente anche che mi ha concesso una tregua. All’inizio, ho riluttato a credere che potesse essere la felicità. Mi sono opposto con tutte le mie forze, poi mi sono dato per vinto, e l’ho creduto. Ma non era la felicità, era solo una tregua."

Blackswan, venerdì 27/03/2015

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