sabato 27 aprile 2013

HOT LUNCH - HOT LUNCH



Se è (più o meno) vero che in ambito rock nulla si crea e tutto si recicla, quelli che svettano dall'anonimato finiscono per essere soprattutto i bravi riciclatori. Non parlo dei copioni, ben inteso, ma di quelli che conoscono sufficientemente bene la materia da poterla plasmare e darle nuove forme.  E' il caso di questi americani Hot Lunch, all’esordio con un full lenght distribuito negli States dalla Tee Pee Records (quella dei Night Horse e Graveyard) e in europa dalla tedesca Who Can You Trust? Records, che mescolano le carte del citazionismo con cialtronesca grinta e un pizzico di ruvida classe. Tra vagonate di fuzz e distorsori a palla, gli Hot Lunch assemblano a modo loro acid rock, anni '60, proto-heavy, garage e un bel pò di scorie punk attitudinali. I ragazzi partono a testa bassa e non si fermano fino alla fine, suonano con selvaggia irruenza, e nonostante un certo classicismo nella struttura dei pezzi, hanno la briglia sciolta e l'incoscienza giovanile di quelli che dicono "buona la prima e chi si è visto s'è visto ".  Grezze e rumorose, ma suonate con rinvigorente trasporto (questo è rock allo stato brado), le dieci canzoni che compongono la scaletta del disco,(e che mancano, meglio chiarire, di ogni seppur lontano bagliore di originalità), sono quantomeno concepite con un attento approccio filologico. Ne deriva che le numerose citazioni sono pescate tutte dal medesimo periodo, i ruggenti anni '60, e possiedono tutte la stessa anima scorbutica. Nulla è piazzato lì per caso, nemmeno la cover di Knife Edge degli Emerson Lake & Palmer che finisce per integrarsi con naturalezza in un contesto agli antipodi da quello in cui è stata concepita. Così saltano fuori, in bella sequenza, rimandi a Louie Louie dei Kingsmen, ai Blue Cheer di Vincebus Eruptum, agli MC5 più rumorosi e perfino agli Stooges. Schitarrate selvagge, una ritmica potente ma non quadrata, stacchi vertiginosi, ripartenze adrenaliniche e una discreta puzza di kerosene sono il meglio che potrete trovare in questo cd. Su cui domina, il ringhio urlato di Eric Shea, uno che quando canta sembra il frutto dell’innesto fra Howling Wolf e il fratello incazzato di Lemmy. Così, tanto per completare il riciclaggio.

VOTO : 6,5





Blackswan, sabato 26/04/2013

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