mercoledì 31 ottobre 2012

MIKA...IN WONDERLAND...



Per favore , come premessa , non mi buttate fuori dal blog a pietrate , perchè sento male, ma anche questa è vita e ti tocca fare tutto e spesso, di più.
 So quanto il comandante di Killerania , l'amatissimo cavaliere Blackswan, possa amare questo genere di cose, ma esistono, e spesso si devono fare ( la pagnotta docet!)
Fallo passare velocemente , in modo tale che gli altri quasi non si accorgano del tutto, e poi scomparirà nel nulla , leggero come è arrivato..... Mika, si , ho fatto pure quello , anche se come prima proprosta l'avevo rifiutato. Non perchè io abbia la puzza sotto il naso , sia ben chiaro, ma non entrava nelle mie corde, sinceramente lo ricordavo per " Grace Kelly".... e la cosa non mi aveva così tanto entusiasmato.
 Andò bene la prima volta , ma quando poi ti chiedono un favore , e poi persone alle quali hai debiti di riconoscenza ,. come puoi dire di no? E insomma non sarà mica come andare al patibolo....... Si tratta di vedere almeno un concerto , farsene un'idea e al seguito, la solta piccola conversazione.
Ho visto un concerto di Mika si, e devo dire che non mi sono annoiata, anche se sembravo la nonna che ha portato i nipotini a divertirsi a Mirabilandia....
 Orde di ragazzini/e assatanati si dimenavano , cantavano, urlavano  mentre intorno uno stuolo di stelle filanti, palloncini, coriandoli inondava il tutto. Speravo vedere uscire i clown , qualche spettacolo circense , ma non è stato così , c'era solo lui e la band sul palco che si agitava , buttava ai fans regalini..carino però, adatto allo spettacolo che si rappresentava.
 Per me per quello che vuol dire ( poco , niente non andiamo per il sottile....) è giusto così. L'ho retto fino in fondo senza fatica, guardando più gli astanti che lui , devo essere sincera.
 La prima parte del lavoro, l'avevo fatta  e ero alla metà dell'opera. Ed ecco arrivare l'occasione del "Listening party" che Mika ha fatto a Milano , per pochi eletti tra i quali qualche giornalista e 30 fans... Non ridete , io ero compresa nei 30 fans....Per il lavoro che si ama questo e altro!!!!!!


Aprì questa intervista  collettiva con una frase che devo ancora adesso capire "Se continuo così andrò all'inferno", e non capisco proprio se si riferisse alle canzoni del suo nuovo album "the Origin of Love "o a chi avesse il coraggio di comprarlo. Il ragazzo è molto più maturo di una volta questo si, ma se dai tempi del suo boom a ora qualcosa è cambiato, questo viene a suo svantaggio, perchè all'inizio gli avevamo perdonato la freschezza della gioventù!
E invece Mika sostiene che da questo ultimo album nascerà la sua nuova fase artistica. Grave errore e spero di sbagliarmi! Il primo lavoro si concentrava al suo mondo dell'adolescenza , della scuola , delle fantasie creative, ma questo arriva dalla sua solitudine che , sentendo le canzoni , non deve essere poi così tragica e restrittiva, e neanche le sue emozioni sembrano abbiano un'aura pessimista.Si salva dicendo che le impronte musicali sono le stesse, infatti io non ho visto differenze sostanziali, anzi , se a qualcuno piaceva la novità del tutto , qui non c'è...Pensare che il ragazzo ha voluto collaboratori intorno a sè, anche se non nega di averli sempre un po' avuti, ma in questo caso non sono stati pagati , ma si sono offerti. E ha fatto male ...perchè i soldi migliorano, purtroppo, molte cose! Ha voluto fare tutto da solo, senza nulla chiedere , pagando di persona , ma il prezzo mi sembra un po' altino questa volta. Infatti spesso confessa di aver risparmiato  in hotel di lusso, non ha usato studi di registrazione prodigiosi, non aveva un grande bagaglio, ma solo due valigie e una piena di hard-disk.
La canzone che più lo rappresenta è quella che dà il nome all'album" the origin of Love" dove il suo "io" si è immedesimato totalmente, facendo uscire il suo lato"anarchico" che è sempre stato presente nei suoi pezzi, ma nessuno è riuscito a trovare. Non stento a crederlo , devo essere sincera, anche se non riesco neppure a capire per che cosa si senta così colpevole.
Mi sono permessa di chiedere spiegazioni, ed  è stata fatta sentire la canzone " Toy Boy" dove l'intenzione era quella di parlare di omosessualità e i disagi che in certi ambienti può procurare e Mika lo ha fatto parlando di un bambolotto , dove , a mio avviso la canzone diventava una fiaba. E adesso capisco perchè uno dei suoi scritttori preferiti sia Maurice Sendak autore del " Nel Paese dei Mostri  Selvaggi".
 Non fate uscire questo ragazzo libanese naturalizzato inglese dal suo mondo di fiaba..Fosse un mio parente lo consiglierei di tenere stretta questa possibilità di vivere a lungo in "Wonderland" , chissà potrebbe anche darci sorprese carine. I bambini ne sarebbero contenti e le fans di Mika non mi prenderebbero a pietrate...Ripeto , fa male!



NELLA, mercoledì 31/10/2012

martedì 30 ottobre 2012

IL PIU' GRANDE ATLETA DI TUTTI I TEMPI



Negli ultimi dieci giorni abbiamo fatto i conti con la faccia peggiore dello sport : il doping di Lance Armstrong ( e i sette tour revocati e non assegnati perchè quelli dietro di lui in classifica, in fatto di doping,  sono messi anche peggio dell'americano ),  gli orripilanti cori di un branco di scimpanzè ammaestrati alla violenza contro il povero Morosini, partite falsate da arbitri in odore di sudditanza ( Catania - Juve ) o incompetenti e ( forse ) razzisti ( Chelsea - Manchester United ), gli ennesimi sviluppi di quella parodia del mondo della politica che prende il nome di calcioscommesse. Di fronte a tanto scempio vien voglia di girare la testa dall'altra parte e dedicare la propria passione sportiva al curling o al badminton ( se non fosse che anche in quest'ultima disciplina, alle recenti olimpiadi di Londra, diversi atlete -cinesi, sudcoreane e indonesiane- hanno dimostrato di poter raggiungere vette sublimi di antisportività in nome del guiderdone finale ). Viene legittimo chiedersi perchè e per chi tifiamo, quale sia il motivo che ci spinge a palpitare in uno stadio o davanti alla televisione, a spellarci le mani per imprese che crediamo pulite e che invece sono farlocche come i capelli di Berlusconi. Se questo sport gonfiato di steroidi e denaro, di polemiche e becero teppismo, vi fa schifo, nessuno potrà darvi torto. Ma, sappiate, esiste anche uno sport vero, che non ha nulla a che vedere coi soldi e le pasticche. Se volete tornare a emozionarvi, guardate cosa è stato in grado di fare Alex Zanardi, il più grande atleta di tutti i tempi. Un record ? Una medaglia ? Una coppa ? Un'impresa storica ? No, molto meglio: durante la maratona di venezia, ha aiutato un altro concorrente in difficoltà. Sembra la cosa più semplice del mondo, vero ? Eppure, se rapportato al calcio nostrano, per il quale è quasi un atto di eroismo buttare fuori il pallone quando un avversario è a terra ( il più delle volte a far finta di rantolare ), ciò che ha fatto Zanardi è l'equivalente di scalare l'Everest a piedi nudi. Alex però non è un eroe e in quel gesto non c'è alcuna epica. Solo il senso ultimo dello sport. Che non è la vittoria, come molti si ostinano a credere, ma la sfida, una parola che non conosce inganni.



Blackswan, martedì 30/10/2012

lunedì 29 ottobre 2012

BLACK COUNTRY COMMUNION – AFTERGLOW



Genere : Hard Rock
Recensire la musica che amo  è cosa oltremodo complessa: da un lato c’è l’imperativo categorico di mantenere un apporocio neutro e l’obiettività di critica ; dall’altro, invece, premono i gusti musicali che occorre tenere a freno perché non assurgano a metro di giudizio valido per tutto. Insomma, è come farsi una scivolata in mutande in un campo di ortiche e sperare di uscirne indenne. I rischi, poi, con Black Country Communion sono raddoppiati, dal momento che è la classica band che ha tutte le carte in regola per farsi stroncare : hard-rock derivato dagli anni ’70, abilità tecnica che i più cinici detrattori direbbero “ fine a sé stessa “ e quell’aurea ( a dir la verità molto involontaria ) di supergruppo da una botta e via. Invece, Glenn Hughes ( ex Deep Purple ), Joe Bonamassa (uno dei migliori chitaristi rock-blues in circolazione ), Jason Bonham (figlio talentuoso dell’immenso John Bonzo Bonham, indimenticato batterista dei Led Zeppelin ) e Derek Sherinian ( Dream Theater ) sono già arrivati al terzo album in studio in due anni ( oltre al fantastico Live Over Europe uscito a febbraio di 2012 ) e non sembrano assolutamente mostrare la corda ( come faccia poi Bonamassa a tenere i ritmi di creatività degli ultimi mesi è un mistero della fede ) . Anzi, questo Afterglow, ad essere sinceri, è il miglior disco del combo anglo – americano, che evidentemente, come un vino importante, più passa il tempo e più si struttura e acquista corpo. Che i ragazzi sapessero suonare divinamente se ne sarebbe accorto anche un sordo e quindi la considerazione lascia il tempo che trova, è inutile e gratuita. Stupisce semmai il piglio e la freschezza di queste undici canzoni ( prodotte magnificamente da Kevin Shirley –  già Aerosmith, Hoodoo Gurus, Slayer e Iron Maiden ) che non mostrano un punto debole che sia uno, che hanno un bel suono vintage ma mai arcaico, e che si colorano della sbrigliata e sudata freschezza di una jam improvvisata su due piedi ( ascoltate la funambolica Common Man, e il rincorrersi degli assoli, nei quali i Deep Purple all’improvviso si trovano a braccetto con uno scintillante funky rock ). Aggiungiamoci anche che finalmente Sherinian si è guadagnato lo spazio che si meritava ( e il suono ne ha guadagnato perché è diventato più pieno ) e che Hughes azzanna alla gola le canzoni con un’ugola che, strano a dirsi, è migliorata con l’età, e avremo il quadro completo. Anzi no, dimenticavo: le ballate sono state praticamente accantonate, così come le aperture più melodiche, e i “ragazzi “ picchiano come fabbri dall’inizio alla fine con un piglio da rocker di razza ( la conclusiva Crawl, col suo riff bluesy e sabbathiano e gli arabeschi fulmicotonici di Bonamassa, ne è la prova provata ). Per gli amanti del genere, un disco imperdibile. Per gli altri, pure.

VOTO: 8



Blackswan, lunedì 29/10/2012

sabato 27 ottobre 2012

TELEFILM VINTAGE : AMORI ( E SOPRATTUTTO PRURIGINI ) ADOLESCENZIALI



L’ adolescenza, si sa, è un’età strana: formiamo la nostra personalità, iniziamo a muisurarci con i nostri gusti, cadiamo vittime di complessi e manie di persecuzione, ci chiudiamo in noi stessi in un primo tentativo di comprendere il senso della vita e il nostro ruolo sulla terra, ridiamo per un nonnulla e diciamo boiate pazzesche. Il tutto esplode, il più delle volte, nello stesso momento, tanto che per anni andiamo in giro, confusi e sopra le righe, come la nostra faccia piena di brufoli. Noi maschietti, oltretutto, dobbiamo fare i conti con il nostro corpo, che non solo si modifica, come succede anche alle femminucce, assumendo lentamente quella che sarà la sua forma definitiva, ma che soprattutto, e all’improvviso, diviene la location prediletta per rave parties di ormoni impazziti. Quando avevo tredici anni, ve lo assicuro, deambulavo perennemente con un chiodo ( rectius: un tassello del 12 ) fisso in testa, l’amico testosterone sotto braccio e un allupamento pantagruelico nelle parti basse. Anni difficili, se si pensa che l’offerta era cospicua ma la domanda era perennemente stabilizzata su percentuali da recessione. Per cui, come dice il proverbio, la questione si risolveva in modo assolutamente artigianale : chi fa da sé fa per tre. Il rischio, come spesso soleva ripetermi il prete in oratorio, era quello di rimanere ciechi; ma per uno come me, che già portava gli occhiali per un problema di miopia, la cecità era un rischio assolutamente accettabile e il gioco valeva di gran lunga la candela. 

Erano tempi, però, in cui la mancanza di tecnologia imponeva di sistemare il bagaglio di prurigine quasi esclusivamente nello scomparto già affollatissimo della fantasia. Youporn, infatti, sarebbe arrivato trent'anni dopo, di film in cassetta nemmeno l’ombra, e per comprarti un giornaletto, Jacula o Il Montatore andavano per la maggiore, eri costretto a viaggi della speranza verso edicole perse nel nulla, dove ti presentavi mimetizzato con sciarpa e passamontagna, e cercavi di arrochire la voce per sembrare più grande ( ma nessun giornalaio, a dire il vero, se l’è mai bevuta ). Restavano, pertanto, pochissime possibilità di dare una certa cosistenza ai sogni erotici. La prima, che poi ho scoperto nel corso degli anni, essere un classicone dell’autoerotismo di quasi tutti i miei coetani, era rappresentata dal catalogo della Postal Market, azienda italiana leader nella vendita per corrispondenza ( e a tal proposito, colgo l’occasione per ringraziare Anna Bonomi Bolchini, ideatrice della rivista, per aver regalato alla mia adolescenza alcuni dei momenti più suggestivi che possa ricordare e ad aver contribuito massivamente a uno spargimento di spermatozoi della portata del diluvio universale ). 

Quando il postino arrivava con il Postal Market incelofanato, era una vera festa, e mia madre si è sempre chiesta da cosa fosse motivato quel sorrisone ebete che avevo stampato in faccia al momento del ritiro della posta. Ovviamente, occorreva fare i vaghi per un paio di giorni, il tempo che mia madre lo sfogliasse con cura e facesse gli ordini per ciò che le interessava. Poi, il Postal Market spariva, e la pagina dei reggiseni, indossati da splendide modelle che talvolta lasciavano intravvedere un centimetro di capezzolo, diventava la mia lettura preferita. A fine mese, e chi ha orecchie per intendere intenda, lo spessore del catalogo era raddoppiato, così come le dimensioni delle mie occhiaie. Tuttavia, poichè non si poteva vivere di solo Postal Market, spesso si faceva ricorso alle cosidetta memopippa, deriva artistica raffinatissima, grazie alla quale si memorizzava un modello femminile di riferimento, si sceneggiava una storia a tinte forti ( nelle mie, dal momento che ero un ragazzo colto, c’erano anche i dialoghi  ) e si diveniva protagonisti di performances sessuali che nemmeno John Holmes dei tempi d’oro. 

Bacino di estrazione per le protagoniste dei miei sogni erotici erano, dal momento che in tv non c’era praticamente altro, i telefilm. Dopo una cottarella durata qualche mese per Joanie “ Sottiletta “ Cunningham di Happy Days ( non so perché, ma ogni volta che stavamo fisicamente insieme, l’atto si concludeva, da parte mia, con un vago senso di colpa e con il timore che Fonzie spuntasse fuori all’improvviso a spaccarmi il naso ), decisi di puntare decisamente più in alto e mi fidanzai, con reciproca soddisfazione spero, con una delle Charlie’s Angels. Indovinate quale ? No ? Vabbè, ve lo dico io : Sabrina Duncan, che delle tre era la meno avvenente, ma aveva un quid intellettuale che mi  arrapava non poco ( e anche perché, diciamolo chiaramente, mi sembrava l’unica delle tre che, in una dimensione reale, non mi avrebbe mandato a cagare dopo due secondi netti ). Quando la passione per Sabrina si affievolì, trovai un nuovo modello di riferimento, una donna impegnativa, ma terribilmente sensuale : Chrissy Plummer, della serie Un Uomo In Casa ( era quella mora, non la bionda Jo, che trovavo un po’ inisipida ). 


Ci persi completamente la testa per un’ intera stagione, fino a quando non decisi di troncare la storia perché troppo geloso del coinquilino Robin ( per la cronaca, confesso di avere avuto un paio di avventurette di una sola notte anche con Mildred, e sempre mentre George se la ronfava sul divano ). Tuttavia, non passò molto tempo, che mi fidanzai definitivamente: avevo trovato finalmente la donna dei miei sogni, il vertice più alto di tutte le mie fantasie erotiche, la femmina che trasformava le memo-pippe in qualcosa di teribilmente reale, una cornucopia di sensualità e ammiccamenti che mi faceva sbiellare come un cammello ubriaco







Lei, cari lettori, era la bellissima, inarrivabile, ineffabile Emma Peel, protagonista di Agente Speciale. Giuro che, anche oggi, quando rivedo qualche puntata di quel telefilm, mi passa un  brivido di eccitazione lungo la schiena e per un attimo ancora, un attimo interminabile e dolcissimo, capisco di poter fare tranquillamente a meno del catalogo della Postal Market. Che ormai, è dal 2007 credo, hanno definitivamente chiuso. Insensibili bastardi. 





Blackswan, sabato 27/10/2012

venerdì 26 ottobre 2012

COVERLAND




DEPECHE MODEENJOY THE SILENCENADA SURF

Se si eccettua Let It Go del 2002 ( andatevelo a recuperare perchè ne vale davvero la pena ), il miglior disco dei Nada Surf si intitola If I Had A Hi-Fi ( 2010 ) e, strano a dirsi, è un disco composto interamente di cover. Strano, perché i dischi di cover, solitamente, fanno pensare a una creatività ai minimi termini, al raschio del barile quando vengono a mancare idee proprie e originalità. Invece, If I Had A Hi-Fi suona terribilmente bene, grazie alla scaletta non convenzionale dei brani coverizzzati, e a una serie di intuizioni che irrorano di nuova vitalità e freschezza canzoni già note ( ma non notissime ).Ascoltate quello che i NS sono riusciti a fare con The Agony Of Lafitte degli Spoon o con Love Goes On dei The Go-Betweens e capirete.La miglior cover del lotto, che fu anche il primo singolo tratto dal disco, è però un vero e proprio azzardo. Perché Enjoy The Silence dei Depeche Mode, non solo è il singolo più noto del gruppo di Dave Gahan, ma è anche una canzone talmente bella che a metterci mano si rischia spesso e volentieri la figuraccia ( l’indegna versione dei Lacuna Coil è lì a dimostrarlo ). 




Insomma, confrontarsi con il vertice creativo di Martin Gore ( mente artistica dei Depeche Mode e autore del brano, originariamente concepito come una ballata per voce e harmonium ) è un po’ come per un elefante cercare di muoversi con grazia in un negozio di cristalleria. Invece, i newyorkesi Nada Surf trovano la formula vincente, si spingono là dove nessuno avrebbe mai immaginato, e modificano totalmente l’approcio emozionale al brano. Canzone di solitudine e straniamento, Enjoy The Silence è una ballata elettronica in do minore, carica di implicazioni malinconiche al neon e cupe pose dance-wave. La band di Matthew Caws, invece, accende la luce e veste la canzone di colori. Niente struggimenti da cuori infranti, ma un sottile filo di elettricità, che irradia il brano dei delicati chiarori pop di controcanti dal sapore quasi californiano. Il coretto spensierato a chiosa della canzone mette la sabbia di una spiaggia laddove, originariamente, re Gahan posava la sdraio sulla fredda neve di un ghiacciaio.



Blackswan, venerdì 26/10/2012