giovedì 30 giugno 2011

Il re lucertola

Killers,
tutti in piedi e giù il cappello.
Tra pochi giorni cade il 40° anniversario della scomparsa di Jim Morrison, morto a Parigi il 3 luglio 1971 in circostanze mai del tutto chiarite.
Ho pensato di dedicargli qualche riga in anticipo perchè il 3 è domenica e magari non tutti leggono il blog.
Il leader dei Doors è stato ed è un'icona del nostro tempo, uno di cui molti di noi hanno avuto la faccia su una maglietta o un poster in camera.
Bello in una misura imbarazzante, davvero un dio greco, con un fisico naturalmente atletico e quel viso che era unico.
Bastava vedere lo sguardo da tonno del povero Val Kilmer nel film di Oliver Stone per capire al volo l'enorme differenza tra l'originale e la copia.
Era un cantante un po' trovato per strada, che nei primi tempi temeva talmente il pubblico da cantare con le spalle alla platea.
Però quando si è girato verso la gente è iniziata una parte importante degli anni 70, quella più oscura, affascinata dall'idea del viaggio e della morte, non tanto sotto un profilo esoterico quanto di esperienza da vivere, morte compresa.
Aveva comunque una bella voce blues, calda e profonda, sulla quale la chitarra di Robbie Krieger intrecciava linee leggere e pulite e le tastiere di Ray Manzarek facevano scendere armonie originali, con punte festosamente infantili (Light my fire) e riferimenti al vaudeville anni '20 (Alabama song).
Il suo grande disagio di fondo consisteva nel percepirsi soprattutto come un letterato, e quindi nel trovarsi di fatto costretto a recitare un ruolo, quello della rockstar, che non sentiva suo.
Un passaggio onesto e veritiero del film di Stone è la scena in cui lui, prima di partire per Parigi, regala a tutti i membri del gruppo una copia del suo libro di poesie "An american prayer".
Pare che fosse andata davvero così, con lui contento di dare ai suoi ormai ex compagni una parte più vera di sè.
Certamente, nell'immaginario collettivo resta però la sua immagine sul palco, vestito di nero, mentre porta con sè migliaia di spettatori al di là delle porte della percezione, agendo da quel grande sciamano che era.
E in quei momenti la gente avvertiva, secondo me, l'autenticità del suo stato.
Non tanto le canzoni, o il significato profondo del testo, quanto il fatto che lui potesse essere il tramite per raggiungere un diverso livello di coscienza.
Le ultime immagini della sua vita dicono che stesse già cambiando, e forse nel giro di qualche anno, se avesse trovato pace, sarebbe diventato un grasso e barbuto americano di mezza età che scriveva poesie in Europa.
Ma non c'è stato il tempo, perchè fu trovato morto nella sua vasca da bagno, probabilmente a causa di un'overdose di eroina.
L'unica che lo aveva visto in quella vasca è stata la sua compagna, Pamela Courson, che non disse mai nulla a nessuno e che morì tre anni dopo di lui.
Non fu mai disposta un'autopsia, sebbene la legge francese lo preveda in casi del genere, ed il medico che firmò il referto di morte divenne irreperibile poco dopo i fatti.
Di qui le illazioni su un Morrison ancora vivo da qualche parte ai tropici eccetera.
Di certo nessuno può dire se sia morto bene o male.
Se abbia sofferto o si sia invece assopito in uno dei suoi molti viaggi.
Se fosse solo o se la sua Pamela, la sua compagna cosmica (come lui stesso la chiamava) fosse lì con lui.
Forse nel suo caso, però, dire che è morto non rende esattamente l'idea di che cosa sia accaduto.
Forse ha più ragione mio figlio, che qualche sera fa, commentando un servizio in tv in cui si parlava di Morrison "nel 40° della morte", ha fatto due conti e ha detto: "Quindi è andato via nel 71".
L'ho trovata un'espressione molto bella, in generale, e molto pertinente al caso di specie.
Credo che Jim Morrison non sia proprio morto, ma che sia invece andato via, magari a vedere prima di noi e per noi luoghi più belli dei nostri.
E chissà che, se sapremo vivere e viaggiare con saggezza, prima o poi non ci capiti di riincontrarlo da qualche parte nel tempo.
State bene, amici.

Ezzelino da Romano

2 commenti:

lozirion ha detto...

E' difficile dare un'interpretazione al personaggio di Jim Morrison, uno dei più grandi frontman della storia della musica, forse secondo soltanto a Freddie Mercury, un comunicatore eccezionale, e per quello che mi riguarda uno dei più grandi poeti del nostro tempo, se non il più grande in assoluto....

Jim era un'anima enorme in un corpo che non era abbastanza, per questo ha passato tutta la vita, anche se breve, a cercare qualcos'altro, qualcosa che andasse al di là della realtà, al di là delle cose materiali, persino della vita.

Lasciando perdere tutte le varie leggende sulla sua morte o non morte, a me piace pensare che quello che il mondo ha perso 40 anni fa sia soltanto la corazza, e anche se non fosse stato il suo corpo quello trovato nella vasca da bagno, non conterebbe molto, perchè la corazza si è spezzata e la sua anima, l'unica cosa che possa davvero essere chiamata Jim Morrison, si è liberata, ha aperto l'ultima porta ed è andata oltre....

Blackswan ha detto...

Che dire,amici? Avete scritto cose bellissime.
Mi commuove pensare che a distanza di quarant'anni,ognuno di noi in questi giorni abbia un pensiero per Jim.Quasi fosse un perenne deja vù,una sorta algoritmo ciclico che spinge il nostro dna a ricordarci di chi ha contribuito a modificare non poco il nostro patrimonio genetico.