mercoledì 13 aprile 2011

La scuola, focolaio di rivolta

Siccome al peggio non c'è limite, stamattina mi tocca leggere che l'On. Gabriella Carlucci (quella che parcheggiava la Porsche sul marciapiede di Montecitorio e poi cazziava il vigile reo di non volerle togliere la multa) vuole costituire una commissione d'inchiesta sui libri di storia in uso nelle scuole.
Il problema sarebbe emerso dall'esame di un testo in particolare, che contiene giudizi troppo positivi, o non abbastanza negativi, su Togliatti e Berlinguer e un approccio critico alla storia dell'attuale Pdl.
In sintesi, secondo la Lella la cultura è asservita ai cosacchi che stanno per abbeverare i loro cavalli in Piazza San Pietro.
Ma in realtà la poverina si agita senza motivo.
Dopo che i suoi compagni di merende sono riusciti a deculturalizzare del tutto il paese, a me pare che il rischio insito in un qualsiasi contenuto di un qualsiasi libro di testo sia prossimo allo zero.
E quindi l'On. Carlucci sembra avere sposato una classica battaglia di retroguardia.
Ma la cosa più grottesca è che il testo massimamente incriminato è edito da Mondadori.
I cui responsabili editoriali per la scuola hanno precisato che le bozze del testo sono state visionate più volte da tutta la casa editrice, e si suppone quindi che qualcuno abbia relazionato anche la proprietà, e nessuno ha ovviamente mai trovato nulla da ridire.
E nessuno ha trovato da ridire perchè: A) si tratterà presumibilmente di un testo come molti altri; B) quali che siano le caratteristiche del testo, tocca poi al docente integrarlo ed eventualmente correggerlo durante l'anno scolastico, come sempre è accaduto e sempre accadrà, C) last but not least, se uno non è paranoico come lo sono questi imbecilli sa bene che non è vero che i professori siano tutti comunisti e che comunque, se anche lo fossero, non per questo pretenderebbero di far cantare l'Internazionale ai ragazzi prima della lezione.
In realtà è chiaro che cosa veramente rode a questi servi.
Non è ammissibile un testo in cui Togliatti e Berlinguer vengono definiti statisti con un'ampia visione del paese e non si dice lo stesso di Berlusconi.
E siccome l'appetito vien mangiando, vorrebbero che il peana al capo uscisse non solo mentre lui ancora al mondo, ma addirittura mentre è ancora in carica.
Così poi magari ci ritroviamo i cartelloni della prossima tornata elettorale con slogan del tipo "Berlusconi, un uomo che è già nella storia".
Questo, appunto, per i libri di storia.
La geografia è già di suo una materia in divenire, non solo e non tanto per i rivolgimenti degli ultimi vent'anni, con relativi spostamenti di confini e nascita di nuovi stati, quanto per l'illuminata opera di statisti di ampie vedute, italiani e stranieri, che si arrapano all'idea di innalzare nuovi muri qui e là.
Restano però i libri di scienza, dei quali ci si dovrà pur occupare, no?
Magari ficcandoci dentro qualche riferimento neocreazionista, così poi è contento anche Formigoni, e perchè no anche una spiegazione teologica dello tsunami giapponese.
Con un unico avvertimento: occhio a dire che un popolo e/o una nazione hanno ciò che si meritano, perchè ho idea che questo genere di discorsi a noi non convenga per niente.

13 aprile 2011

Ezzelino da Romano

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